L’uccisione di Cesare e gli eventi successivi alla sua morte, oltre a rivoluzionare l’Urbe, segnarono la fine di tante persone che cesaricidi, o supposti tali, erano sospettati di aver partecipato alla congiura più famosa di ogni tempo.

LA MORTE DI CICERONE

Morto Cesare, Cicerone, additato dallo stesso Bruto come colui che avrebbe restituito dignità alla Repubblica, era divenuto un personaggio ancora più eminente contando sull’appoggio del futuro Augusto, Ottaviano.

Opposti a loro Antonio, contro cui Cicerone pronunciò le celeberrime Filippiche. 

Mentre l’uno rappresentava l’animo degli optimates, l’altro era diventato il leader dei populares.

Busto in marmo di Cicerone
Busto di Cicerone /// Musei Capitolini, Roma

IL SECONDO TRIUMVIRATO

Il destino dell’oratore cambiò nel momento in cui lo stesso Ottaviano, insieme ad Antonio e Lepido, il 26 novembre del 43 a.C, stipulò il cosiddetto secondo triumvirato dove si impegnavano a operare una profonda riforma della repubblica.

Per Cicerone fu la fine visto che, anche se con l’opposizione di Ottaviano, Antonio lo pose all’interno delle liste di proscrizione decretandone la condanna a morte.

LA FUGA A FORMIA E LA MORTE

Fuggito da Roma, raggiunse via mare Gaeta e poi, insieme alla sua famiglia, la sua villa a Formia. Plutarco racconta che fuorono i suoi servi, mossi da prodigi legati al comportamento di alcuni corvi, a spingere Cicerone a dirigersi verso il mare con una lettiga.

È qui che venne raggiunto dai sicari di Antonio: il centurione Erennio, il tribuno Popilio – difeso dallo stesso oratore dall’accusa di parricidio, e alcuni soldati.

A quel punto Cicerone fece fermare la lettiga e quanto accadde ci è raccontato da Livio (e confermato da Plutarco).

Prominenti ex lectica praebentique immotam cervicem caput praecisum est. Nec satis stolidae crudelitati militum fuit: manus quoque scripsisse aliquid in Antonium exprobrantes praeciderunt

Sporgendosi dalla lettiga ed offrendo il collo senza tremare, gli fu recisa la testa. E ciò non bastò alla sciocca crudeltà dei soldati: essi gli tagliarono anche le mani, rimproverandole di aver scritto qualcosa contro Antonio

Livio – Ab Urbe condita libri, CXX – cit. in Seneca il Vecchio, Suasoriae, 6,17
Particolare del busto in marmo di Cicerone
Particolare del busto di Cicerone

Antonio fece quindi tagliare le mani, le stesse che scrissero le Filippiche, e con esse fece esporre la testa ai rostri.

Racconta Cassio Dione che Fulvia, la moglie di Antonio, ponendo la testa di Cicerone sulle ginocchia, vi avrebbe sputato e, aperta la bocca, strappato la lingua bucandola con gli spilloni per i capelli.

Moriva così a sessantaquattro anni uno dei personaggi più brillanti e importanti della storia di Roma.


LA TOMBA DI CICERONE A FORMIA

A Formia, la Tomba di Cicerone, è un mausoleo di età augustea che si trova lungo la via Appia al km 139,  in località Acervara. Dubbio è il fatto che sia stata la vera e propria sepoltura dell’oratore, quanto è certo è che qui vi trovò la morte. 

Il Mausoleo di Cicerone /// Formia

AMELIA, CITTÀ DEL GERMANICO E DEL BIMILLENARIO

Da Ottaviano Augusto a Germanico e poi gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia, nel Museo Archeologico di Amelia, la mostra-installazione “Germanico Cesare… a un passo dall’impero” ripercorre la storia di Roma in occasione del Bimillenario dalla morte del generale romano.

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