Nell’ultimo periodo della sua breve vita, Germanico si cimentò nella traduzione di uno dei più importanti scritti di astronomia , i Phaenomena Aratea, basati sulle versioni latine del poema Φαινόμενα di Arato di Soli vissutto nel III sec. a.C.

GLI ARATEA DI GERMANICO COME POEMA AUGUSTEO

Il testo ebbe grande fortuna nella cultura latina e venne riletto e tradotto da grandi autori tra cui Cicerone e Ovidio e utilizzato da Virgilio come una delle fonti delle Georgiche.

Purtroppo dell’opera originale, probabilmente illustrata, non si è conservata copia – ma si sono conservate, appunto, le traduzioni – anche queste a volte in frammenti – degli autori latini.

Della traduzione di Germanico Cesare, restano 765 esametri che riportano il testo di Arato correggendolo in alcuni punti in merito alle nuove scoperte in ambito astronomico.

Manoscritto con frammenti degli Aratea di Germanico /// Basilea, Universitätsbibliothek, cod. AN IV 18

25 MAGGIO, EMANUELA BERTI DESCRIVE GLI ARATEA AL CONVEGNO INTERNAZIONALE SU GERMANICO CESARE

Sabato 25maggio, alle ore 10.00 presso il Museo Archeologico di Amelia, la dottoressa Emanuela Berti della Scuola Normale Superio di Pisa presenterà “Gli aratea di Germanico come poema augusteo”.

Oltre alla dott.ssa Berti, tantissimi studiosi si incontreranno il 24 e 25 maggio presso il Museo Archeologico di Amelia per un programma complessivo che tratterà della figura del condottiero e della statua bronzea di Amelia.


Icona da manoscritto medievale che rappresenta la costellazione di Cefeo
Rappresentazione della costellazione di Cefeo /// Aratea di Leida

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